I segreti del personal branding per imprenditori di successo

Francesca Anzalone, esperta di comunicazione e cultura digitale, specializzata in comunicazione di emergenza e crisi

Perché i profili personali vengono seguiti di più rispetto alle pagine? Perché nelle persone possiamo identificarci più facilmente. Questa potrebbe essere la risposta più semplice e immediata. Le persone sono ciò che sta dietro al brand e davanti a noi, che ci avviciniamo per scoprirlo.

Una delle domande più frequenti è sempre sul perché i profili hanno più seguito rispetto alle pagine di brand e perché la percentuale di “follower” che passano alla pagina è decisamente così bassa. Il punto è che dietro al brand ci sono le persone, con le loro storie, i loro valori, la visione, la missione e da queste prende poi forma il brand. Il brand è la conseguenza, le persone sono l’agente. E oggi non può più rimanere nel dietro le quinte.

Prima di addentrarci in questo approfondimento, che ci condurrà ancora una volta “all’opposto”, voglio dirti grazie! per l’attenzione, la fiducia, il rispetto e la reciprocità in quel #consapevolementeconnessi che da anni rappresenta il mio perché con il digitale, il “come lo voglio fare”. E che mi stai dimostrando in questi mesi insieme.

I segreti del personal branding per imprenditori di successo

E adesso torniamo al nostro focus, il personal branding oggi necessario per imprenditori di successo, che in maniera consapevole e responsabile affrontano il loro ruolo di “rappresentanza”. E voglio confessarti una cosa: è uno degli aspetti della comunicazione che mi appassiona di più. Anche se ormai avrai compreso che la comunicazione è davvero la mia più grande passione.

Nel personal branding c’è conoscenza profonda, fiducia, ascolto e c’è la costruzione di relazioni significative. Quelle connessioni profonde che costruiscono legami durevoli nel tempo, solo se basati sulla lealtà.

Il personal branding oggi è necessario, ma va gestito con lealtà, consapevolezza e responsabilità

Chi investe nel personal branding no, “non si è montato la testa”, ha semplicemente compreso un’esigenza di tutela del brand. Se fatto bene il personal branding è un’occasione di crescita importante, di “learning by doing” (imparare attraverso la pratica) che permette di acquisire una serie di conoscenze e competenze decisamente importanti. E aiuta a mettere in sicurezza la comunicazione.

Se costruito insieme al branding, messo in relazione e, se frutto di una visione personale affiancata da una visione corale, il personal branding diventa un grande valore aggiunto di reciprocità. Quando parliamo di personal branding parliamo di immagine pubblica collegata ad un brand (personale, aziendale, istituzionale) e dunque di “rappresentanza e rappresentazione”. La persona acquisisce un ruolo di rappresentanza e “incarna la rappresentazione di un sistema”.

E’ una questione di allineamento, coerenza, visione strategica allargata, e di ascolto attivo. Ma soprattutto di “sostenibilità” basata su verifiche, analisi dei rischi, percezioni del singolo, del gruppo, di ciò che concorre a costruire un’immagine globale e omnicanale e della sua percezione. Perché nel web c’è sempre tutto, si stratifica, si interconnette e non si cancella completamente. Ricordiamoci che il web è fatto di tracce, interconnesse a livelli differenti; dunque ci sarà sempre un dettaglio che ad una lente precisa non sfuggirà. Soprattutto quando arriverà il momento di compiere una ricerca minuziosa per comprendere meglio l’interlocutore.

E questo tipo di ricerca avviene già quando si deve incontrare un imprenditore o imprenditrice per fare un nuovo business, un potenziale cliente o una cliente per un nuovo progetto. Per non parlare quando si deve accettare un nuovo incarico e si vanno a ricercare informazioni.

Oppure, come nel mio caso, quando alla seconda o terza lezione del nuovo anno accademico gli studenti iniziano a ricercare informazioni e a visitare il mio profilo LinkedIn. E’ naturale che sia così, è la ricerca di conferme a ciò che viene detto. Ti parlo di determinati argomenti e tu, giustamente, vuoi verificare come li applico. E’ la potenza del web, con le sue opportunità e i suoi rischi (se non si trovano le conferme attese).

Abbiamo sempre bisogno di farci un’idea su una persona, di trovare conferme di ciò che ci aspettiamo di trovare, e le informazioni le ricerchiamo online.

Il personal branding ci fa creare tutte le informazioni che rispondono alle potenziali domande. Ma in più, quando fatto con consapevolezza di rischi e criticità, ci permette di prevenirli in maniera efficace. Il personal branding potremmo dire è la narrazione pubblica e corale supportata da come vorremmo essere percepiti. Ed è per questo che diventa importante saper ascoltare.

Luoghi comuni, etichette, stereotipi ci indicano la strada da cui partire e su cui costruire il personal branding

Sicuramente una frase impopolare, ma reale! I luoghi comuni, le etichette, gli stereotipi fanno parte di un gran numero di comportamenti. “Se sei figlio di imprenditori, artisti, ecc” sei avvantaggiatə. Ma se la guardiamo all’opposto ci rendiamo conto che forse quella persona vive con pressioni che sono molto più alte rispetto ad altrə: “deve sempre mostrarsi all’altezza della situazione”.

Un’immagine pubblica necessita un personal branding proprio per la sua stessa natura: è pubblico e dunque esposto ad un “giudizio” articolato, soprattutto quando parliamo di esposizione mediatica (e il web e i social sono media). Tutto è passibile di commento, di giudizio, di “connessione” al brand, si è al contempo rappresentanza e rappresentazione e questo non va dimenticato.

Si tratta di una responsabilità importante e impattante: e dunque deve essere strutturata in maniera consapevole, responsabile e sostenibile.

I segreti del personal branding di successo per imprenditori sono la lealtà, la sostenibilità e la forte consapevolezza di ciò che si sta costruendo

Dall’altra parte c’è un lavoro di analisi, ascolto, raccolta di informazioni e educazione alla consapevolezza di un percorso #consapevolmenteconnessi. E naturalmente di tutela della reputazione sulla base di un’analisi dei rischi.

Ogni volta che si inizia questo percorso si stipula un patto di fiducia reciproca tra chi ha la responsabilità narrativa, e chi ha la responsabilità di “raccontarsi senza veli”. Un personal branding di successo vive in questa reciprocità e di questa reciprocità si arricchisce giorno dopo giorno.

Qui di seguito voglio condividere una serie di punti imparati in oltre venticinque anni di scrittura e comunicazione che mi ha portata a raccontare brand, holding, multinazionali, enti nazionali e internazionali, istituzioni, mostre, fiere, progetti e per ciascuna realtà affiancare le figure di rilievo.

Il punto da cui partire e da ricordare ogni giorno è che: non si disegna a tavolino da zero, ma si ricalca una sagoma che verrà valorizzata, educata laddove necessario, rafforzata e accompagnata ogni giorno in un viaggio di scoperta e riscoperta. Tutto parte dal dialogo, dall’ascolto profondo, in primis del sé, e poi dell’altro, e nell’assenza di giudizio. Non siamo qui per giudicare. Ma per costruire valore aggiunto da portare al personal brand e di conseguenza anche al brand.

Come ti dicevo ti lascio una piccola traccia narrativa sulla quale iniziare a riflettere:

  • Si parte dal qui e ora: oggi chi sono, cosa faccio e perché lo faccio
  • Da dove sono partitə, che ostacoli ho incontrato e come li ho superati
  • Che conoscenze mi mancavano allora che oggi ho
  • Che skills ho oggi che mi permettono di rispondere efficacemente alle esigenze del mercato
  • Perché continuo questo viaggio nonostante ci sia …
  • Quali sono stati i momenti più critici e come li ho affrontati
  • Quali sono stati i momenti più emozionanti
  • Rispetto ai temi più caldi del mio settore quale posizione e visione ho?
  • Quali sono i valori che mi rappresentano e come si legano a quelli del mio brand?
  • Che tipo di valori vorrei rafforzare nel brand e rispetto a questi, oggi, quanto conosco gli aspetti principali e secondari, i rappresentanti, e i rischi?
  • Rispetto alla società contemporanea che tipo di contributo vorrei apportare?
  • Quali sono le mie più grandi passioni? e come le porto nell’attività? come si rispecchiano nel brand?

Partire da queste riflessioni per iniziare a definire una traccia sulla quale costruire una narrazione leale è solo il primo step. Il secondo step, altrettanto necessario, è quello di fare rispondere a quelle stesse domande a colleghi, collaboratori, famigliari, amici, fornitori con i quali si ha una relazione più significativa.

Perché il punto è “non conta quello che vogliamo dire, ma come ci percepisce il nostro interlocutore” e l’immagine pubblica che stiamo costruendo si nutre del percepito.

Personal branding significa narrazione autentica, altrimenti si chiama “washing, backlash, crisi reputazionale”

Non esiste narrazione, oggi, che dentro di sé non porti un rischio di washing, backlash o l’embrione di una crisi reputazionale. Non sempre è fatto “di facciata”, a volte nasce con l’intento di raccontare un pensiero, ma che nelle azioni, attività e nel quotidiano non c’è. E dunque, automaticamente da rischio si trasforma in “boomerang”.

A questo punto non mi resta che augurarti un “buon viaggio alla scoperta del personaggio migliore da raccontare” e, come ti dicevo, alla scoperta e riscoperta di ciò che hai da condividere, ma sempre attraverso connessioni significative e naturalmente #consapevolmenteconnessi.

Come sempre è necessaria la doppia revisione a valore aggiunto, e qui il fattore +2% ha un ruolo ancora più impattante.

Se vuoi saperne di più ti lascio la pagina con i servizi sulla prevenzione di crisi

E ora ti chiedo, come ti stai raccontando? Quale la tua immagine pubblica?

E ricorda che se non si trova tra le informazioni, sarà percepito come inesistente. Lo so è una frase che stride, ma che porta con sé “dura realtà”.

Un abbraccio

Francesca

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