Il valore dell’artigianato
nell’industria della calzatura nella Riviera del Brenta
Entrando nella sua casa si possono vedere calzature appartenenti a sfilate di tutto il mondo. E tra gli artisti più importanti che Luigino Rossi ha incontrato, sono esposte anche le scarpe d’oro disegnate da Andy Warhol.
“A Natale Warhol regalava le formelle“ dice Luigino Rossi, ammirando i pezzi originali firmati “e io sono uno tra gli uomini più fortunati a cui ha concesso uno di questi doni”.
Luigino Rossi, imprenditore di successo, con un prodotto, quello legato alla calzatura basato sulla qualità del “Made in Italy”, affidato a un export planetario, ma anche con tante attività diversificate dalla cultura all’editoria, dall’arte alla musica.
Una storia di vita esemplare, da quando da ragazzino lavorava nella bottega di papà fino alla nascita di un’impresa innovativa e internazionalizzata, raccontata anche nel libro “La filosofia della scarpa” (Edizioni Biblioteca dell’Immagine), che gli ha dedicato il giornalista Francesco Jori.

Lei ha avuto un papà artigiano…
Mio padre lavorava paia di scarpe su misura, come si usava una volta. Prendeva le misure del piede e faceva la forma del legno per ogni cliente che andava. Aveva il laboratorio a Noventa Padovana.
Entrato giovane nella piccola azienda del padre, Luigino Rossi a 20 anni è amministratore unico della società. Poi nei primi anni ‘60 ebbe l’intuizione di produrre e distribuire su licenza calzature firmate dai grandi stilisti francesi
Io ho portato nella Rivera i marchi internazionali, in particolare francesi. Ho fatto costruire una fabbrica di Vuitton a Fiesso d’Artico, e anche Dior ha comprato un’azienda qui. Ora facciamo parte del grande gruppo francese del lusso LVMH.
E ha creato il Distretto Calzaturiero della Riviera del Brenta
Si parte dal 1898 con Voltan, la prima industria in Italia. Poi nel 1923 è stata creata la scuola di Arte e Mestieri nella villa Pisani di Stra. La prima in Italia per il disegno di calzature prevalentemente donna uomo sportivo, che ha conservato l’idea dell’artigianato. Nel 1961 viene fondato ACRIB (Associazione Calzaturifici Riviera del Brenta, con sede a Stra) e nel 1976 viene fondato il Consorzio calzaturieri del Brenta per promuovere mostre ed eventi commerciali in Italia e all’estero.
Il Distretto comprende i Comuni di Stra, Fiesso d’Artico, Fossò, Vigonovo, Vigonza, Noventa Padovana e Saonara. Oggi conta 522 aziende, 10.750 addetti, produce circa circa 20 milioni di paia di calzature di alta moda/lusso, ha un valore di produzione oltre i 2 miliardi, e un export del 92% in tutto il mondo.
Nel 2001 viene riconosciuto il ruolo del Politecnico calzaturiero che può contare su 1600 utenti della loro offerta formativa, oltre 125 aziende sede di stage e altre 359 aziende nella formazione contenuto per un totale di 484 aziende e 60 docenti

Il Politecnico ha mantenuto il ruolo del sapere fare artigianato
Parliamo di artigianalità della Riviera del Brenta.
Abbiamo ricercato nuove idee. Abbiamo sempre fatto convenzioni con case di moda importanti. Sono stato il primo tra il ’60 e il ’62 a distribuire su licenza calzature formate dai più grandi stilisti francesi (Dior, Yves Saint Laurent, Gvenchy). Con licenza sei proprietario del marchio e puoi organizzare la produzione e la vendita.
Nell’arco che va dal 1962 a oggi abbiamo una ventina di firme che hanno rappresentato la crema della moda italiana e francese.

Come funziona la produzione oggi?
C’è un sistema integrato nelle produzioni. Da quello fatto a mano con il disegno su modello su carta e matita, al disegno al computer o 3D. Ma l’artigianato è presente in tutto il ciclo produttivo di produzione di una scarpa.
Il suo valore si misura se sai disegnare bene una scarpa o un accessorio e fai esperienza nelle aziende
Ci sono delle fasi in cui le macchine non arriveranno mai. Penso alle cuciture e l’abbellimento con accessori, dove deve intervenire la mano della donna. Nel Distretto sono le più numerose, un 60 per cento . Gli uomini sono più portati per il montaggio nel comporre la tomaia, mentre le donne nell’ applicazione dell’ornamento, le cuciture, il ritocco. Hanno pura raffinatezza anche per l’inscatolamento.
Noi abbiamo ancora migliaia di donne che lavorano a domicilio, a casa dopo il 1961, grazie a un accordo con i sindacati. Abbiamo raggiunto punte di 2500 donne che non hanno perso il lavoro. E poi una volta tagliavano con il coltellino e usavano la stampa in cartone per le cuciture, mentre ora è tutto robotizzato.

L’artigianato si integra con quello che le macchine non riescono a fare?
Si. Alcuni automatismi delle macchine fanno quasi tutto. Ora è quasi tutto sintetico, i modelli semplici. E spesso non c’è materia prima sufficiente, per esempio il pellame.
L’artigianato è un mix tra la fabbrica piccola, grande, e c’è sempre spazio per la manualità. Trova spazio ed è un sostegno per le industrie.
Il Politecnico nasce nel 2001 come legame con gli imprenditori e le aziende. I «docenti» sono imprenditori, stilisti, modellisti e tecnici di studi o aziende di calzature. E oggi pone le basi per un futuro polo formativo tecnico professionale a servizio dell’industria della moda italiana.
Lavoriamo molto sui disegni tecnici creativi, con migliaia di idee dei ragazzi che si formano qui.
A Stra 20 anni fa due studenti amici hanno comprato una Barchessa. Ora hanno 60 – 70 dipendenti e realizzano modelli creativi. Commissionano tipologie di scarpe, e rappresentano un patrimonio da artigianato. Partono dal disegno, fanno il prototipo al piede. Sono fabbriche delle idee. Professioni che si integrano in un sistema di produzione . E ragazze e ragazzi delle scuole diventano stilisti in proprio.

E poi c’è il rapporto di Luigino Rossi con la cultura. Dal restauro e acquisto di villa Foscarini, divenuta museo aziendale con l’esposizione di oltre mille modelli di Rossimoda a collezionista di arte moderna e contemporanea, fino a diventare membro del comitato organizzatore del Premio letterario Campiello, e vice presidente del Teatro La Fenice.
Nonostante non sia riuscito a laurearmi, ho scelto il mercato internazionale. Sono sempre stato a contatto con il mondo se volevo sopravvivere. Sono sempre stato curioso e interessato al mondo della cultura, perché veniva tralasciata la parte imprenditoriale. Ho appreso tante cose sull’arte, la musica, la letteratura, rappresentando sempre la categoria di imprenditore.
(Intervista di Filomena Spolaor)
Le foto appartengono al Museo della Calzatura
Per saperne di più:
www.politecnicocalzaturiero.it