Nell’ultimo evento di Dolce & Gabbana nella Valle dei Templi di Agrigento hanno sfilato i loro tessuti. Ma anche in occasione del “Tiepolo Ball” a Palazzo Labia, lo stesso palazzo che nel 1951 ospitò il leggendario “Ballo del secolo” sempre organizzato da Dior, sono passati abiti “Haute Couture” realizzati con i tessuti della manifattura Bevilacqua.
L’azienda di famiglia è la più antica tessitura di velluto di seta in Italia.
Ancora oggi qui si usano i telai del 1700. Una tradizione familiare, di cui ci parla Alberto Bevilacqua, amministratore delegato e responsabile marketing dell’azienda.
Solo qualche cenno storico di questa passione che attraversa tutta la famiglia…
La prima testimonianza di impegno nel tessile è del 1499, dove nel quadro di Giovanni Mansueti esposto a Vienna “San Marco trascinato nella sinagoga” c’è un cartiglio dove è scritto “Giacomo Bevilacqua Tessitore”, che probabilmente è un nostro antenato.
Fin dal 1500 la nostra azienda ha operato nel settore tessile. Nasce ufficialmente nel 1875, fondata da Luigi Bevilacqua, il mio bisnonno. I telai, gli orditoi, sono del 1700, e parte di questi appartenevano alla Scuola della Misericordia. Siamo rimasti gli ultimi a Venezia a svolgere questa attività con telai del 1700 e con le stesse tecniche produttive utilizzate secoli fa.
La nostra tessitura si trova a Santa Croce, ed è affacciata sul Canal Grande. Siamo qui dall’inizio del 1900, prima eravamo a Palazzo Labia
Qui si intrecciano velluti …
Produciamo solo velluti. Siamo rimasti fra gli ultimi che fabbricano il velluto soprarizzo. Questo è costituito da tre livelli: il fondo costituito dall’ordito di fondo, il pelo riccio che risulta più basso e più chiaro rispetto al tagliato ed il pelo tagliato, più alto e più scuro rispetto al riccio.
La lavorazione è totalmente manuale, a partire dal disegno, eseguito con cartoni forati, raccolti in un immenso archivio, che spazia dall’arte bizantina all’art déco, per un totale di 3.500 disegni. Periodicamente ne aggiorniamo i colori, per adattarli al gusto moderno.
Come avviene la tessitura?
Abbiamo delle tessitrici che hanno appreso l’arte della tessitura, e si tramandano i segreti delle tecniche di madre in figlia. Gli orditoi sono macchine originali del ‘700,usate per l’ordito, il grande rotolo di di seta o di cotone che serve per fare il fondo del tessuto.
Una volta preparato il telaio, la tessitrice si posiziona davanti in piedi e inizia a premere i pedali con una sequenza prestabilita. In questo modo riproduciamo i tessuto come veniva prodotto secoli addietro
I vostri broccati, damaschi, ma soprattutto velluti sono esposti in palazzi e dimore antiche in tutto il mondo
Si, nelle le colonne della Basilica della Salute a Venezia, la sala ovale della Casa Bianca a Washington, il teatro Staadteater di Götenborg in Svezia, alcune sale del Quirinale e del Cremlino a Mosca.
E da sempre siete esempio di un forte legame tra impresa e cultura
Abbiamo partecipato a varie edizioni della Biennale, ma anche tutti i tessuti che in origine arredavano il Municipio di Stoccolma, dove avviene la consegna dei premi Nobel, erano stati realizzati dalla nostra tessitura. I nostri tessuti sono esposti a Palazzo Zaguri. L’anno scorso eravamo anche all’isola di San Giorgio per la grande esposizione “Homo Faber”.
Lavorate molto con il mercato estero
Si, con mercati importanti come gli Stati Uniti, la Russia, i Paesi Arabi, Francia, Paesi Scandinavi. I nostri tessuti sono utilizzati essenzialmente per l’arredamento, ma anche nell’Alta Moda.
Continuiamo a mantenere le tradizioni produttive, il mercato dei nostri prodotti è di nicchia, ma è importante sapersi distinguere per la qualità e questo contraddistingue il “Made in Italy”. Ma le nostre produzioni vengono mantenute in Italia.
Penso che ci sia un ritorno dell’Alta Moda. Tra gli ultimi eventi a cui abbiamo partecipato, le nostre eccellenze tessili sono state protagoniste del Ballo di Dior a Palazzo Labia e nella sfilata di Dolce e Gabbana autunno – inverno 2019 nella Valle dei Templi di Agrigento. Quando la moda e l’arte convivono è meraviglioso.
Articolo di Filomena Spolaor
Sito: www.luigi-bevilacqua.com